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al testo di Cristian Santini
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Essere permeabili al trauma sì come spugnoso muschio irto pe’ scoglio ciucciare la marea enfiata dalle magnitudini del levare consunto nell’aritmia che monda granulo infra gli spigolanti fossi di questo amnio fuori - nella placenta del mondo
essere levigabili meteore essere sì a mezz’aere epigrafi della china ombra che regrumora la scia finché occidua stigmi l’onda finché la residua muta degli evi murmora reveniente fosforo da angelici fossili evirati sulla sabbia
engolpeo sinuar impronta intra limine alveo p’eliigerar il baritono sfintere del claustro p’elidere finisterre nel glauco de fallura in crisma ovrestere sratto de rovi a scavar a ritroso una Babele della cenere
onde il detroso suolo è cinto d’assedio ostender li monchi oltre soglia mutua onde è lo straniero senz’uditorio cane ramengo niciar padrone niciar podere fuor dipartire scheggia in ululato fuittando l’orme de gravalgia fatuo ruinando anzi che la rovina scortichi il sole. |
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